Cappuccetto Rosso
C’era una volta, in un piccolo villaggio, una dolce bambina di nome Cappuccetto Rosso. La chiamavano così perché indossava sempre un mantello rosso che sua nonna le aveva cucito. Era una bambina gentile e affettuosa, amata da tutti. Un giorno, sua madre le disse: “Cappuccetto, la tua nonna non si sente bene. Porta a casa sua questo cestino pieno di dolci e di vino. Fai attenzione e non allontanarti dal sentiero.”
Cappuccetto Rosso promise di seguire il consiglio della madre e si mise in cammino verso la casa della nonna, che viveva dall’altra parte di un fitto bosco. Mentre camminava, il sole splendeva e gli uccellini cantavano melodie gioiose. Ma, mentre si godeva il paesaggio, incontrò un lupo astuto. “Dove stai andando, piccola?” chiese il lupo, con un sorriso ingannevole.
“Vado a trovare la mia nonna,” rispose Cappuccetto Rosso, innocente. Il lupo, che aveva un piano malvagio in mente, le suggerì di raccogliere dei fiori per la nonna. “Sarebbe felice di riceverli,” disse. Così, Cappuccetto Rosso si allontanò dal sentiero per raccogliere fiori colorati, mentre il lupo, approfittando della situazione, corse verso la casa della nonna.
Arrivato per primo, il lupo bussò alla porta. “Chi è?” chiese la nonna. “Sono io, Cappuccetto Rosso,” rispose il lupo, mimando la voce della bambina. La nonna, fiduciosa, aprì la porta, ma il lupo la inghiottì in un sol boccone e si travestì con i suoi vestiti, sdraiandosi nel letto.
Quando Cappuccetto Rosso tornò, portando un mazzo di fiori profumati, notò che la porta era aperta. “Nonna, sono qui!” chiamò. Entrò e si avvicinò al letto, ma qualcosa non andava. “Nonna, che occhi grandi hai!” esclamò, notando la strana figura sotto le coperte. “Per vedere meglio, cara,” rispose il lupo, cercando di sembrare gentile. “E che orecchie grandi hai!” continuò Cappuccetto, sempre più sospettosa. “Per sentirti meglio,” disse il lupo, cercando di trattenere un ghigno. “Ma che bocca grande hai!” “Per mangiarti meglio!” ruggì il lupo, saltando fuori dal letto con un balzo.
Proprio in quel momento, un cacciatore che passava nei paraggi sentì il trambusto e corse dentro. Vide il lupo e, con un colpo deciso, lo mise in fuga, salvando la nonna, che era stata inghiottita. Cappuccetto Rosso e la nonna abbracciarono il cacciatore, grati per il suo coraggio.
Da quel giorno, Cappuccetto Rosso imparò una lezione importante: non doveva mai fidarsi degli sconosciuti e doveva sempre seguire i consigli della madre. Decise di non allontanarsi mai più dal sentiero e di essere più cauta. E così, vissero tutti felici e contenti, con la nonna che prometteva di preparare dolci per Cappuccetto Rosso ogni volta che veniva a trovarla.
E vissero per sempre in armonia, con la dolcezza e la saggezza che la vita aveva da offrire.
Fine!
Il brutto anatroccolo
C’era una volta, in un tranquillo villaggio, una mamma anatra che stava covando le sue uova. Un giorno, finalmente, le uova si schiusero e nacquero sei bellissimi anatroccoli. Ma tra di loro c’era un uccellino diverso, più grande e dall’aspetto strano. Gli altri anatroccoli lo chiamarono “brutto anatroccolo”.
Il brutto anatroccolo si sentiva triste e solo. Gli altri anatroccoli lo prendevano in giro e non volevano giocare con lui. La mamma anatra cercò di consolarlo, dicendo: “Non preoccuparti, caro. Crescerai e diventerai bello.” Ma il brutto anatroccolo non riusciva a credere alle parole della madre.
Un giorno, esasperato dalle prese in giro, decise di lasciare la famiglia e di cercare un posto dove sentirsi accettato. Vagò per campi e boschi, incontrando diversi animali lungo la strada. Ma ogni volta che si avvicinava a qualcuno, veniva respinto. “Sei brutto,” dicevano gli altri animali, e lui si sentiva sempre più solo.
Dopo un lungo viaggio, il brutto anatroccolo arrivò a un lago. Qui vide un gruppo di cigni bianchi che nuotavano elegantemente sull’acqua. Invidiava la loro bellezza e desiderava essere come loro. Ma quando i cigni lo notarono, lo guardarono con disprezzo e lo scacciarono via. Il brutto anatroccolo si sentì più triste che mai e decise di nascondersi in un angolo del lago.
Passarono i mesi e l’inverno si avvicinò. Il brutto anatroccolo affrontò il freddo e la solitudine, ma continuò a sopravvivere. Quando la primavera tornò, il brutto anatroccolo si accorse che qualcosa era cambiato. Si guardò allo specchio dell’acqua e, con grande sorpresa, vide un magnifico cigno bianco riflesso. Era cresciuto e si era trasformato in un bellissimo cigno.
Incredulo, il brutto anatroccolo si unì al gruppo di cigni che prima lo avevano scacciato. Questa volta, i cigni lo accolsero a braccia aperte, meravigliati dalla sua bellezza. Finalmente si sentì accettato e amato. Capì che la vera bellezza non è quella esteriore, ma quella che si trova dentro di noi.
Da quel giorno, il brutto anatroccolo visse felice con i suoi nuovi amici, nuotando nel lago e godendosi la vita. Non dimenticò mai le sue esperienze passate, ma ora sapeva che era speciale e unico, proprio come tutti gli altri.
E così, il brutto anatroccolo divenne un bellissimo cigno, simbolo di trasformazione e accettazione. E visse per sempre felice, circondato dall’amore e dalla bellezza che aveva sempre desiderato.
Fine!